(Season of Mist) Imperioso e tremendo preludio in apertura dell’album e poi comincia la discesa all’inferno. Il nuovo album dei Dodecahedron è per davvero infernale. Il black metal degli olandesi è micidiale, spietato, feroce, sviluppato attraverso sembianze apocalittiche, pur dimostrando una certa evoluzione nella linea di costruzione dei pezzi. In questo marasma di suoni e malvagità, spuntano maglie del riffing articolate e frammentazioni dei ritmi che conferiscono all’album un carattere avant-garde che da sempre contraddistingue i Dodecahedron. Pur non arrivando mai a fasi strettamente sperimentali, la black metal band resta nei canoni del genere con uno spirito innovativo e un sound con l’aspetto di una coltre infettata dal male che a tratti rallenta, oppure esplode in scatti dalla forza inaudita. La band si lancia in composizioni di lunga durata, mentre in quelle dal minutaggio ridotto i Dodecahedron firmano sequenze volubili, alternando blast beat a ritmi scansionati, oppure riff velocissimi con altri piuttosto ragionati e meno caotici. L’impatto con l’album è quello dello spalancarsi di una porta sull’inferno, pian piano però le sortite in più direzioni degli olandesi svelano un anima oscura si, ma capace di suonare qualcosa di costruito e progressivo. Cinque anni dopo l’esordio, i Dodecahedron si rinnovano con le proprie dissonanze, il proprio caos e quell’evidente capacità di comporre della musica malvagia, fatta di oscurità e mostruosità sonore assurde.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10