(Season of Mist) Visti di spalla a Kataklysm e preceduti dagli Aborted nel febbraio del 2016, i Septicflesh in quel contesto musicale totalmente differente dal loro genere, hanno saputo svelare un savoir faire eccellente. Ecco oggi “Codex Omega”, bellissimo album aperto da una “Dantes Inferno” da brividi per quanto sa essere intensa, poetica, cinicamente death metal, rigogliosamente venata da parti sinfoniche. Questo pezzo è tra le cose migliori che i greci abbiano inciso negli anni. Se l’opener impatta con grazia sull’ascoltatore, il resto del profilo sonoro del decimo album dei Septicflesh si assesta su un livello importante. I passaggi, le strutture, le melodie oscure si apprendono con naturalezza. Le tante direzioni melodiche vengono sedotte dai comparti orchestrali e corali. Il pathos, quel lato drammatico legato alle sortite orchestrali oppure di qualche singolo elemento (archi o fiati), accompagnato dal tessuto death metal dei Septicflesh, rendono alla musica di “Codex Omega” una tensione lirica che monta progressivamente. Il tutto è uno scenario epico ma al contempo inquietante. Pur riconoscendo che forse è un limite di chi scrive, ma l’idea è che la prestazione di Seth Siro Anton (responsabile dell’artwork) è ancora una volta troppo seriale, poco aperta, poco variabile. Un growl importante il suo, ma appunto da sembrare comunque stantio alla lunga. “Dark Art” ad esempio vede anche inserti vocali puliti e questi uniti alla spettacolare trama sinfonica, rendono la canzone uno dei momenti più alti dell’album. Appunto non l’unico momento, perché in questo lavoro registrato dopo quasi trent’anni di attività la band si mostra incredibilmente longeva.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10