(Season Of Mist) Nonostante non sia più una novità, desta sempre una certa curiosità la suggestiva commistione tra metal estremo e sonorità folk provenienti dalle più disparate parti del mondo. A partire da “Roots” dei Sepultura, la contaminazione tra generi ha segnato una nuova via per una scena estrema che rischiava di stagnare. Esempi illustri come Orphaned Land, Melechesh e Nile hanno dimostrato come sia possibile coniugare sonorità così apparentemente inconciliabili. Gli spagnoli Impureza seguono questa linea fondendo in un unico calderone brutal death metal e flamenco. Possiamo infatti trovare, tra un vocalizzo in growling, blast beats e ritmiche furiose, parti di chitarra spagnoleggianti, nacchere ed altri strumenti tipicamente gitani. Bisogna ammettere che i nostri hanno mescolato le parti con perizia, riuscendo a creare brani omogenei e ben bilanciati evitando così di risultare pacchiani, rischio sempre dietro l’angolo quando ci si cimenta in stili così antitetici. Certo, i riferimenti ai Nile per la costruzione dei brani risulta piuttosto palese, ma personalmente preferisco lo stile degli Impureza, più immediato e diretto. La sostanziale differenza rispetto alla band statunitense è, ovviamente quella delle parti di flamenco al posto di quelle egizie, ma secondo me si rivela una scelta vincente, riuscendo a creare uno stile unico pur non avendo in realtà inventato nulla. Un album senza riempitivi, da ascoltare e godere dall’inizio alla fine e ricco di spunti unici nel loro genere.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10