(Satanath Records) Una intro recitata, quasi un dialogo da film horror (che effettivamente lo sia?) apre le danze per il secondo album dei Russi Dig Me To Grave. Naturalmente si parla di black marcio, qui per giunta guarnito da influenze black ‘n’ Roll… Se ascolterete l’album sarò come leggere il Bignami del black metal, una sorta di enciclopedia concentrata dove ogni singolo argomento non viene mai trattato nello specifico, eppure un rimando qua o là ci sarà sempre. Ecco allora che in certi passaggi si sente l’aura di Vincent dei Morbid Angel, poi si passa al black di matrice più norvegese. Avanti poi con dei ritmi più sincopati, quasi thrasheggianti. Il tutto condito da una produzione che sembra sputare fuori il disco direttamente dagli anni ‘80, pastoso e molto poco definito. Alcuni passaggi di basso sono quasi cacofonici ma devo dire che sicuramente tale scelta è stata fatta di proposito, quasi a sottolineare la crepuscolarità di certi passaggi vicini al primo death svedese. Purtroppo cotanta varietà non è supportata adeguatamente da altrettanta creatività e personalità. Ecco quindi che se leggete il Bignami de “I Promessi Sposi” capirete all’incirca il senso del romanzo storico pur non potendo apprezzare l’opera nella sua interezza. Ecco, ascoltando questi russi avrete un’idea del black senza averlo però compreso fino in fondo. La prossima volta voglio più carisma, punto.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7/10