(AFM Records) Gli Evergrey sono un gruppo legato al sottoscritto, nel bene e nel male. Con alti e bassi, gli svedesi son stati protagonisti di due decadi di musica fatti con dedizione ad un percorso musicale ben preciso. O meglio, precise erano senz’altro le intenzioni di Englund da quando ha creato il gruppo e mantenuto per le redini come un cavallo a volte imbizzarrito, a volte a suo agio nelle mani del cantante chitarrista. Il punto più basso si è a mio parere concretizzato nel 2011 con un album, “Glorious Collision”, palesemente sottotono. Viceversa, il punto più alto è stato toccato nel 2014 con il perfetto “Hymns For The Broken”, un tripudio di musica coinvolgente e confermato non molto tempo fa con “The Storm Within”, magari non all’altezza del precedente ma comunque un ottimo lavoro. Ora, i due album qui proposti, targati 1998 e 1999 rappresentano le prime due prove in studio del combo, lavori un po’ acerbi ma con tantissima passione. Un genere particolare il loro, capace di fondere sfrenato romanticismo con un piglio aggressivo molto pronunciato. Tra il 2003 ed il 2005 già la NTS ristampò i lavori in questione, senza masterizzazioni particolari, semplicemente perché la distribuzione originaria dei lavori non era all’altezza dell’ormai ampio consenso del pubblico. Ora la AFM ha rimasterizzato i lavori. Certo, bell’iniziativa, ma c’era davvero il bisogno di rimasterizzare? In fondo si parla di lavori che hanno meno di vent’anni, pienamente concepiti nell’era del digitale. I suoni sono in realtà un po’ più definiti ma non parliamo di uno stravolgimento totale dei lavori. Paragonato a lavori di ‘restauro’ massicci come lo sono stati i primi quattro album degli Iced Earth (consiglio di avere entrambe le versioni di ciascun lavoro) e l’intera discografia dei Megadeth (anche in questo caso si parla di averli entrambi), qui siamo a mio parere di fronte ad una mossa commerciale, come è giusto che sia comunque. Entrambe i cd contengono una traccia in più. “The Dark…” ha una versione demo di “Closed Eyes”, già canzone del medesimo album, mentre l’altro lavoro contiene un demo di “To Hope Is To Fear”, presa sempre da “The Dark Discovery”. Ecco, le copertine sono state leggermente aggiustate, ma nulla di che. Niente di eclatante o veramente necessario, nemmeno per i fan incalliti come il sottoscritto. Ma resta immutato lo spessore di due opere che hanno segnato l’inizio discografico di una realtà metal a mio avviso sempre sottovalutata. Quindi se non ce li avete, motivo in più per recuperarli. Naturalmente il voto è dato alla ristampa, non agli album originali.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 6,5/10