(Candlelight) I misteriosi black metaller inglesi Nine Covens pubblicano il secondo album a solo un anno di distanza dal debut “…on the Coming of Darkness”. Misteriosi perché non si ha conoscenza dell’identità dei quattro, ma le loro personalità producono canzoni legate all’essenza del genere e che si rifanno al suo passato glorioso. Black metal che si ammanta di atmosfere gelide ma all’occorrenza anche lente oppure devastanti e dalle melodie epiche, caratterizzate per richiami a cose del tipo Nachtmystium, per esempio. Se “…On the Coming of Darkness” era parso un lavoro tutto sommato nella media, questo “On the Dawning of Light”propone delle canzoni che riescono ad andare immediatamente a segno, grazie al fatto di proporre già da subito nei prezzi dei riff dal discorso melodico definito e chiaro. Gli episodi nettamente old style sono tanti, in particolare si mette in evidenza “To Quench a Raging Flame”, per il suo esprimere un black metal a più velocità e con un paio di refrain dai toni classici e ci sono anche le andature alla Bathory di “The Fog of Deceit”. “White Star Acception” e “The Mist of Death” sono due marce che esaltano la componente atmosferica dei Nine Covens, ancora espressa in “White Star Acception” in cui il riffing è tipicamente alla Burzum. Forse le migliori bordate sono le iniziali “Origin of Light” e “As Fire Consumes”: le due composizioni riescono a coinvolgere per la loro tipica ferocia black metal e una bestialità suprema pur con tutti i rimandi possibili. “On the Dawning of Light” ha dunque il merito di racchiudere alcuni canovacci tipici del genere e di vecchio stampo, arrangiandoli ad arte e la cosa può colpire immediatamente le simpatie dell’abituale consumatore del black metal, tuttavia è allo stesso tempo il suo limite; l’ascoltatore navigato infatti potrebbe avvertire un senso di “già sentito” in questi nove pezzi. I Nine Covens nascondono bene le loro identità, ma la musica non è ancora la conseguente espressione di essa, ma è solamente una dimostrazione di un buon songwriting però affollato di inevitabili rimandi. Riconosco il livello superiore di questo secondo lavoro degli inglesi, rispetto al primo, ma anche una certa dose di prevedibilità.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10