(Century Media) Album intenso, anche strano, certamente sorprendente. Atteso questo terzo lavoro dei texani che in fatto di riuscita probabilmente superano il debut “Aetherial”, album atipico rispetto a quanto la band ha prodotto poi successivamente, e l’ottimo “Winter”. “The Banished Heart” è un’introspezione molto profonda, ma anche un sogno e un incubo. L’altrove visitato con suoni e parole. Oceans Of Slumber sono grazia rock, rinvigorita da prestanze metal. Il doom, momenti blast beat, il progressive, lo sludge incrociano i propri destini e quanto ne consegue è qualcosa d’imponente. Il tutto è vibrante o maestoso. La musica alterna momenti fragorosi a incanti dettati dalla voce di Cammie Gilbert. La cantante è il centro, è vento docile che percorre le dimensioni sonore degli altri quattrio musicisti. Il carattere metal emerge, poi si inabissa per lasciare spazio ad altro. Una coreografia di irruzioni e scomparse che non sottrae un forte senso di unità alle undici composizioni. Album fondamentalmente prog “The Banished Heart”, al di là di come questo venga imbastito, pensato, concepito e lavorato. Un gioiello che brilla nel buio è l’immagine che descriverebbe la stessa genesi dell’album. La band pare fosse vicina al cataclisma, i singoli elementi con problemi, la debolezza dell’individuo e i sogni che svaniscono, le responsabilità che aumentano. Qualcosa stava andando storto, poi gli Oceans Of Slumber si guardano dentro e la propria creatività descrive quanto essi provavano. Ecco che amore, perdita, lotta, resa prendono forma e le canzoni un viaggio che descrive i fatti personali e situazioni di vita comuni a tanti esseri umani. Da quel momento “The Banished Heart” prende la sua piega, quella di una forma sonora impressionante, bella come la vista stessa. Perché la vita è bella, oppure no?
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10