(Dark Essence Records) Dopo ben un decennio dal debutto, tornano i Cor Scorpii. La black metal band con base a Sogndal, inneggia proprio al luogo di origine, offrendo un sound moderno che è impossibile scindere da quello dei ‘compaesani’ Windir, ormai estinti dal 2004. Metallo norvegese, folk norvegese, violenza norvegese, melodia e tecnica norvegese: è questa la sintesi di “Ruin”, un album estremo che sa offrire riffing devastanti, assoli fulminei, ma anche atmosfere folk supportate anche da cori femminili ed ottime clean vocals. Motivi tipicamente folk vengono convertiti in puro black metal, dando nuova vita a storie e leggende ormai perse nel tempo, ma sicuramente mai dimenticate. Fantastico il groove della opener “Svart Blod (Hovmod star for fall)”, la quale disegna spazio per il vocalist estremo, ma anche per la female vocals e per armonie in pace con la natura verde ed incontaminata. La sensazione ‘Windir resuscitati’ si manifesta brutalmente con “Hjarteorm” e “Skuggevandrar”. Melodica ed epica “Fotefar”, suggestiva e coinvolgente “Helveteskap”, inquietante e tetra “Ri di Mare”. Il folk è più evidente ed esplicito con “Ærelaus”, mentre la conclusiva “Siste Dans” trascina in una dimensione folk-ecclesiastica di pregiata brutalità, con una divagazione elettronica che rappresenta un viaggio verso la fine suggestivo ed emozionalmente commovente… Un album imponente: suoni e dimensioni ormai perse, dimenticate, mai ripetute dopo la fine dei Windir. Forse manca un po’ di originalità, ma resta il fatto che sono i Cor Scorpii a riportare sulla terra, dal mondo dei morti, quelle sonorità che abbiamo amato e che non sentivamo da quasi quindici anni. Sonorità elaborate, impegnate, ispirate e suonate con passione e maestria.
(Luca Zakk) Voto: 8/10