(code666) Secondo lavoro per questi oscuri islandesi con membri di Árstíðir lífsins e Misþyrming. Un secondo lavoro che si è fatto attendere, sono passati ben cinque anni dall’ottimo “In Terra Profugus” (recensione qui). Ma il loro sound continua ad essere un assalto frontale apocalittico, un black metal pregno di saturazione, soffocato dal fumo, abbandonati nel caos, con testi in lingua madre che rendono tutto ancor più misterioso, occulto ed arcano. La loro musica violenta ma anche estremamente atmosferica esalta i temi trattati, tutti orientati alla mitologia nordica, all’occulto, a profezie senza luce o barlumi di speranza. Violenta e impattante “Söngurinn sem ómar á milli stjarnanna”, un brano che per certi versi (e per la voce del vocalist) ricorda i Behemoth; la canzone progredisce, cambia, diventa atmosferica, lenta, veloce, violenta, rituale. Più aggressiva con deviazioni noise “Upplausn”. Stupenda ”Og hofið fylltist af reyk”, un brano lento, tetro, ricco di dettagli, dissonanze, chitarra, melodia ma anche capace di esplodere in quella violenza sonora ormai tipica del black dell’isola nordica, con l’aggiunta di una personale visione dei Carpe Noctem, la quale spazia dal caos più totale al tribale, dal mid tempo all’aggressività senza pregiudizi. Rabbia ma anche molta atmosfera che evidenzia il trionfo degli inferi con “Hér hvílir bölvun”, ancora un viaggio instabile tra furia e culto con la conclusiva “Sá sem slítur vængi flugunnar hefur náð hugljómun”. Album potente, curato, ricco di dettagli e con un processo compositivo molto elaborato. Non trovo tutte le emozioni del precedente, con il suo concept, la sua numerazione dei brani, le sue peculiarità uniche, ma “Vitrum” è sicuramente un passo avanti dal punto di vista compositivo ed esecutivo dei brani, i quali sono tutti molto complessi, contorti, perversi e malati; brani non facilmente assimilabili, ma sempre esaltanti e coinvolgenti durante l’ascolto.
(Luca Zakk) Voto: 8/10