(Godz Ov War Productions) I Dalkhu hanno fatto centro. “Profanity Galore”, traccia d’apertura di ben 7 minuti abbondanti, può tranquillamente essere presa per il manifesto sonoro del gruppo. Un’intro epica quasi da colonna sonora apre ad un black dalle forti sfumature death, un acquerello cangiante dipinto con rabbia e sicurezza. Riff ispirati e strutture canzoni articolate ma non prolisse a tratti si trasformano in soliloqui in pieno stile black. Dopo un paio di ascolti sono riuscito a scoprire una certa assonanza con i Moonspell di “Night Eternal”, non a caso un disco di un periodo del gruppo lusitano che per me ha sempre rappresentato il loro apice creativo. Creatività, ecco… questo è il termine corretto. D’altronde, cominciare un disco con una canzone di quasi otto minuti è segno di sicurezza, si fa esattamente quel che si vuole sapendo dove si vuole portare l’ascoltatore. E proprio quest’ultimo resterà sorpreso dalla magniloquenza di certe tracce. “Gaps of Existence”, per esempio sembra una traccia dei Watain più epici. Un disco death a mio avviso quasi perfetto, soprattutto nell’accostare riff semplici e immediatamente orecchiabili ad atmosfere rituali e primitive. Un disco sorprendentemente maturo e completo che non può assolutamente lasciare indifferenti.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9,5/10