(Memento Mori) Quasi tutti conoscono il death metal, dai suoi esordi come genere di nicchia caratterizzato da una ceca rabbia oscura fin al traguardo di ‘musica da major’ con il death melodico. Confuso in alcune varanti con il black (basta pensare al brutal), ha sempre avuto la Svezia come cardine attorno a cui hanno gravitato alt realtà minori, come il suddetto brutal, di matrice strettamente americana. I Morbid Messiah, death fin dal nome, sono messicani e hanno scelto di omaggiare Nihilist e compagnia bella, death marcio fin nel midollo, musica oscura e tecnicamente meno appetibile del death moderno cui ormai siamo abituati. Pochi esponenti ne portano avanti il verbo, Asphyx su tutti, e probabilmente in pochi sentono la mancanza di un genere che ha la morte nel nome. “Demoniac Paroxysm” non è un album perfetto, questo va detto subito. Non gode della perizia di esecuzione che caratterizza ad esempio i Dark Tranquillity; non ha contaminazione di suoni sintetici tipici degli In Flames; eppure i messicani non toppano una canzone nell’album se l’obiettivo è il rievocare il primo death anni ’90. Una musica che nella scala evolutiva rappresenta un ramo morto e forse è questa la sua caratteristica più affascinante. Le canzoni dell’album durano mediamente poco, sono dirette e cantate con una voce molto gutturale, suoni impastati ma comunque ben riconoscibili. Tracce dirette, senza fronzoli o mediazioni di alcun tipo, per un lavoro che aggiunge il nulla al death ma che si sforza di mantenere in vita una specie che definire estinta è un eufemismo.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10