(Grau Records) Lacerante opera che descrive con musica e testi i nostri tempi, caratterizzati da assurdi incubi, terribili incertezze, agghiacciante realtà. Tempi oscuri, brutali, esaltati da questo lavoro immenso della durata di un’ora e venti, suddivisa in solo sei elaboratissimi capitoli, quasi tutti orientati sul quarto d’ora di durata. Ogni pezzo esprime questa sofferenza interiore con sadica precisione, allucinante lentezza, spietato cinismo. Hanno il controllo del tempo gli Irlandesi Mourning Beloveth: vent’anni di carriera, e non danno segno di debolezza. Sono passati velocemente questi cinque anni dall’ultimo album. Come fosse ieri. E scorre rapida anche la sabbia dentro questa clessidra che scandisce la musica di questo lavoro, al quale bisogna dedicare tempo, amore, dedizione. Non si tratta di un disco con una hit o un pezzo da ascoltare singolarmente. Questa è un’opera unica, da assaporare, godere, percepire, un lavoro che svela lentamente tutti i suoi più glaciali segreti, ascolto dopo ascolto. Il doom di “Theorues of Old Bones” è lacerante. Meravigliosi gli intermezzi riflessivi di “Ethics on the Precipe”. Due pezzi posti in apertura che collocano l’album ad altissimi livelli. “Dead Channel” è maestosa, imperiale, gloriosa, con una linea vocale assolutamente eccellente, massimo risalto a quell’equilibrio tra la rabbiosa disperazione del growl e la chiarezza cristallina della sofferenza espressa dalla voce pulita. Assurda l’evoluzione di “Nothing Has a Centre”, che passa da un funereo abbandono esaltato dalla struggente voce clean, ad un up tempo death metal di brutale fattezza, fino ad una sezione di pura melodica distorsione verso il finale. La conclusiva “Transmission” è un assoluto capolavoro. Stacco deciso dal resto dell’album, quasi un’improbabile bonus track scritta con infinita ispirazione, impossibile da escludere. “Transmission” è un macigno di quindici minuti, privo di distorsione: chitarre pulite, atmosfera di puro sconforto reso teatrale grazie al testo parlato, raccontato, immagini di un film mentale che scorrono veloci come il tempo, lente come il ritmo del pezzo. Ritmo lento appunto, sensazioni profonde, puro coinvolgimento dell’ascoltatore. Secondo dopo secondo. Un album complesso, intelligente, concepito e sviluppato in maniera superba. Un vero capolavoro di decadenza, provocazione e sublime gusto musicale. Un album epico, un concentrato di passione impossibile da ignorare.
(Luca Zakk) Voto: 9/10