(Epictural Prod.) Due EP, nel 2017 e l’anno successivo, ora il primo album per Julien Helwin, mastermind del progetto di Bordeaux. È lui infatti che ha scritto i pezzi, testi compresi, e registrati suonando tutti gli strumenti, lasciando il solo basso a Sebastien Lalanne. Nonostante nelle foto interne dell’album siano in quattro a essere raffigurati, Iron Flesh è di fatto una one man band, almeno in studio. Un progetto di death metal vecchio stile, fatto anche di corse, di blast beat modulati e riff cavernosi, accompagnati da armonizzazioni e ottimi assoli. “Harbinger of Desolation” è un piccolo capolavoro di funeral death metal, non l’unico momento di questo tipo nell’album. Helwin infatti ama molto le armonizzazioni che richiamano soluzioni sia di stampo doom degli anni ’90 che del death metal di marca svedese. Soprattutto la seconda parte dell’album poggia su rallentamenti, accordi aperti, fraseggi oscuri. “Forged Faith Bleeding” presenta scenari tenebrosi, modellati da suoni vibranti e intensi che offrono quella tinta appunto funeral al tutto. La produzione è rispettosa del genere, senza troppo piallare i suoni e, soprattutto, dando risalto al suo lato rude.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10