(Avantgarde Music) Un’atmosfera glaciale, sbranata da una poderosa colonna sonora di morte, violenza e disperazione. Un’oscurità impenetrabile, solida, un’oscurità che tutto racchiude, tutto inghiotte. I Situs Magus divulgano questa metastasi di negatività con un black metal profondamente intrecciato con il doom più estremo, dando luogo ad un sound che rimane in equilibrio tra ambient senza elettronica, e black metal mai estremo, ma sempre monumentale. Una voce che spazia dal death più spinto, al puro black metal stesso contribuisce a rendere ancora più percepibile quella sensazione di asfissia creata dall’impatto sonoro scatenato. Riflessivi e complessi, introspettivi, ermetici ed enigmatici questi artisti propongono un album di sole quattro tracce (più introduzione), tutte molto lunghe (dai nove minuti fino ad oltre quattordici), tutte molto elaborate, complesse, ricche, in grado di creare un ambiente infernale dove il pubblico è costretto ad perdersi, dedicando estrema attenzione all’ascolto, un ascolto che richiede piacevole abbandono e oscura devozione. “Oeuvre au Noir” dopo una parte iniziale pesante, tetra e lenta si abbandona ad un riffing veloce, devastante, sempre sovrastato da arpeggi malati e melodie di ottima fattura black. Un finale inquietante scaraventa verso il secondo atto, “Oeuvre au Blanc”, anch’essa veloce, ma sempre con quegli arpeggi perversi, quel groove disumano, e quel chiaro orientamento verso sonorità diverse, una versione avant-garde del black metal che fa da pilastro portante. “Oeuvre Au Jaune” inizia lenta, funerea, estremamente marcia e corrotta; con una progressione subdola, evolve verso una cadenza che ricorda certi episodi di Burzum, accelerando verso verso un blast beat sovrastato da una melodia decadente, una sorta di marchio di fabbrica dei Situs Magus, che riescono sempre a catturare l’attenzione, infiltrandosi nei meandri della psiche dell’ascoltatore. La conclusiva “Oeuvre Au Rouge”, arriva a livelli assurdi, sfiorando concetti industriali, aumentando le dosi ambient, divagando di nuovo nell’avant-garde, demolendo con note pesanti di origine doom, fracassando con cadenze irresistibili, un tetro corteo funebre in lento cammino verso l’ultima tomba. La componente black è sempre presente, offrendo ancora una volta una stabile piattaforma per divagazioni sonore, dissonanze, assurdi accordi che stuprano l’armonia musicale, generando ulteriori sensi di ansia, di paura, di perdizione. Innovativi, progressivi e creativi, i Situs Magus, si propongono con uno stile che deriva dalla scuola dei Deathspell Omega, intrattengono magneticamente catturando sublimi ambientazioni tipiche del black norvegese, imprigionando componenti atmosferiche sconvolgenti, e aggiungendo idee perverse, velenose, mortali. Un lavoro di assoluto livello, per un debutto lacerante, sconvolgente, mortale.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10