(Dark Descent Records) Nel death metal degli americani Imprecation domina il male. I suoni sono oscuri, i riff sono pesanti, le linee vocali sono una che emerge da una putrida catacomba. Quando i riff si fanno veloci, allora si tratta di un tortura spietata, mentre quando si abbandonano a quei mefitici rallentamenti, allora tutto collassa, tutto viene assorbito in un infernale buco nero il quale annulla la luce, l’aria, la vita stessa. Satanismo senza limiti, death metal macilento, putrefatto, cattivo… il vero death metal, quello che rappresentava il male ben prima dell’avvento del black metal. “Temple of the Foul Spirit” spinge lentamente verso le fiamme dell’inferno, una spinta che diventa più maleducata con “Morbid Crucifixion”, prima di quel rallentamento tra il mid tempo ed il funeral doom, nel quale si celebra la venuta dell’apocalisse più temuta. Melodia, ritmi massacranti, inquietanti deviazioni atmosferiche sull’esplicita “Baptized in Satan’s Blood“. Emerge molta tecnica con “Dagger, Thurible, Altar of Death”, totale assenza di luce e speranza con l’insalubre “The Shepherd and the Flock”. Garanzia di danni alle ossa con “Ageless Ones of None”. La copertina non fa presagire nulla di positivo. Dalle foto è palese che le facce di questi depravati sono quelle che nessuno vuole incontrare di notte, da solo, in un vicolo buio… o nei presso di un cimitero. E non appena partono questi quasi quaranta minuti di dissacrante esperienza sonora, semplicemente si aprono le porte dell’inferno… per poi richiudersi alle spalle del malcapitato. Per sempre.
(Luca Zakk) Voto: 8/10