(Avantgarde Music) Metastasi necrotica di qualsiasi barlume di speranza. L’apice della decadenza e della depressione. Morte. Poi la risurrezione concepita per predicare nuova morte, nuova oscurità. Tornano Sargatanas e Cernunnus, gli oscuri sacerdoti che diedero un’anima dannata a quel capolavoro dei Manes che fu “Under Ein Blodraud Maane”. Sono passati tanti anni. Progetti nati e andati. Ascese. Discese. Crepuscoli. Oblii. Ma i due blackster erano e rimangono autentici signori delle tenebre. E così come annientarono i nostri più idillici sogni con devastanti incubi nel 1999, oggi tornano da qualche osceno oltretomba. Tornano per continuare ciò che lasciarono incompiuto. Ed il risultato, questo seguito di quell’esperienza sotto una luna rossa di sangue è pura decadenza, completo collasso. “Kollaps” è sofferenza. “Kollaps” è morte. “Kollaps” è un’ironica ipotesi di speranza: “Kollaps” è negazione della vita. Le otto tracce, le otto decadenti blasfemie musicali, sono un assoluto capolavoro di black metal, di depressive black metal. Un autentico macigno che pesa come una coscienza sporca, colpevole. Un’opera lenta, pesante, cadenzata, agonia di una luce morente, celebrazione di una ingannevole redenzione . La voce di Sargatanas non è minimamente cambiata, una voce che è quasi un bisbiglio devastato proveniente da inferi sanguinanti. Le deviazioni sonore partorite da Cernunnus sono geniali. Le sue divagazioni elettroniche creano un senso di inquietudine assurdo, inquietudine che si trasforma in terrore grazie a quelle chitarre furiose, quegli arpeggi tetri, quelle melodie negative, laceranti, mortali. Ogni singola traccia è massima espressione di devastazione: traumatizzante la marcia funebre “Skoddeheim”; oltre questo mondo la stupenda “Liv-øydar”; esaltazione di cose oscure, proibite, oscene con “Likfugl Flaksar”; un’opera nell’opera con “Kaldt”, il pezzo più lungo dell’album, semplicemente pura esaltazione della maledizione. Suprema l’atmosfera creata con “Endelaust” e la conclusiva “Avgrunns Djuv”, dove il sapiente lavoro di Cernunnus offre davvero un’esperienza unica all’ascoltatore. Album di culto. Imperdibile. Un ritorno inaspettato, una conferma di supremazia artistica. Questo album conduce ad abissi ancora più profondi, abissi mai concepiti, mai immaginati. Un album marcio, letale, estremo. Un album che nella sua decadenza si innalza ad uno stato di glaciale purezza.
(Luca Zakk) Voto: 9/10