(Purity Through Fire) Dunque, cosa ci si può aspettare da un gruppo che si chiama così? Ogni tanto i finlandesi mi stupiscono e si tolgono dai luoghi comuni che li vogliono a tracannare birra e suonare la fisarmonica in improbabili gruppi metal filoalcolici. Ecco quindi del black, veloce e purulento, suonato bene ma registrato male, ossia la giusta formula per un genere sempre da scoprire e riscoprire. Poche tracce (sei), alcune delle quali piuttosto lunghe e contorte, ma sempre dirette come il credo impone, pronte a grondare malvagità e trasudare odio verso il mondo intero. L’anima scandinava si sente eccome, ma sembra più riconducibile alla corrente norvegese che alla più giovane controparte svedese, complici tracce leggermente più armoniche e meno travagliate rispetto a Watain e compagnia, più indirizzate all’atmosfera e meno pregnanti ed immediate nei riff. Nel complesso una buona prova, dal sapore leggermente insolito rispetto alla primordiale brodaglia che noi vecchi e attempati blackster siamo abituati ad ingurgitare avidamente.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7/10