(Season of Mist) Dopo cinque anni torna la band black tra quelle con la line up più tormentata, tanto che ormai da diversi anni non c’è quasi più alcun membro originale schierato nei ranghi (questo dal 2006, anno della dipartita di Lord Sabathan, anche se Nornagest è comunque sempre presente fin dal primo album). Ma il progetto non intende fermarsi, e questa entità appartenente all’oscurità e devota all’innominabile, forte di due nuovi componenti ovvero Norgaath al basso e Shagãl alle chitarre, ha sfornato un monumentale inno alle tenebre, nove tracce cariche di malvagità, fredde come il cosmo e taglienti come una lama di rasoio. Un black metal corposo dalla personale deviazione vagamente death, che questa volta vuole essere feroce ma anche atmosferico, un sentiero verso gli inferi lungo il quale si alternano momenti di assetata furia omicida e parentesi introspettive che portano l’io a misurarsi con un concetto più filosofico e spirituale delle tenebre che lo circondano. Inquietante e teatrale “Ophiusa”, furiosa e blasfema “Hosanna Satana”, dissonante ed atmosferica “Oneiros”. Molto introspettiva e cavernosa “Vapula Omega”, mentre sono intense le melodie della coinvolgente ”Silent Redemption”. Spietata “Aghoria”, oscuramente epica “Beyond Humane Greed”. Molto più death metal con “Smoking Mirror”, prima della conclusiva “Son of Man”, traccia dai marcati risvolti rituali. Album intenso, arricchito da un suono preciso ma molto carnale, con feeling che sfiora Celtic Frost, Satyricon, black metal svedese ed un totale abbandono alle arti occulte. Un dissoluto inno agli inferi. Un album privo di luce, una perla di oscurità dal fortissimo senso malinconico che cresce ad ogni ascolto.
(Luca Zakk) Voto: 8/10