(NoEvDia) Terribilmente oscuri e con la consueta spaventosa e fitta tensione, riemergono dal profondo abisso i Deathspell Omega. La band nasce nel black metal e poi emigra verso un avantgarde che non dimentica le origini dei francesi, pur non restandovi formalmente legato. Un senso di occulta sofferenza spirituale percorre di consueto le composizioni di Hasjarl e Khaos. I pezzi sono delle tirate violente oppure si avvicinano a un chaos gnostico, come “The Fires of Frustration”, eppure non viene meno quella torbida spiritualità che i francesi hanno saputo mostrare e in tal senso “1523” rappresenta il massimo possibile di questo discorso. Doom dalle fattezze si drammatiche ma sperimentali. Il lavoro batteristico di Khaos è importante perché volubile, evoluto e in continua progressione mettendosi spesso a contrasto con i fiff; per esempio Khaos tenta di forzare il passo con blast beat su un riff moderato, mentre presenta elaborazioni ritmiche costruite e dinamiche su passaggi di Hasjarl estremamente tempestosi. Mikko Aspa fornisce parti vocali con un tono arso, oscuro, per quelle che sembrano essere declamazioni, in alcuni casi dei parlati. Le porzioni di synth o le improvvise aperture melodiche maestose e inattese, come le fanfare di “Renegade Ashes” conferiscono il qualcosa in più, anche se la band avrebbe potuto eventualmente sviluppare e ampliare questi ingressi. Tuttavia per i Deathspell Omega funziona sempre così, cioè con una smisurata tensione che gonfia i nervi dell’ascoltatore, senza affatto risparmiarlo.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10