(Season of Mist / Underground Activists) Visti quasi un anno fa in tour con Watain e Rotting Christ, i Profanatica apparvero come un trio di individui venuti da chissà dove, con un sound cavernoso, torvo, approssimativo quasi. Eppure sul palco alla lunga riuscirono a riscaldare la platea. Quel suonare sfrontato e diretto, con un batterista a picchiare e ringhiare qualcosa al microfono… Uno spettacolo che non sembrava distante da un cerimoniale ignoto, visto che i Profanatica si esibiscono con un face painting che ben si sposa con delle tuniche da sacerdoti di chissà quale culto infame. Ebbene quel sound udito dal vivo è esattamente in questo album! Per quanto chitarre e un basso roboante abbaino le proprie frequenze in ordine e il drumming rappresenta il collante del tutto, quella resa tra una catacomba e una sala prove si riversa appunto in questo “Rotting Incarnation of God” degli statunitensi. Una band veterana del black metal a stelle e strisce. I Profanatica rappresentarono una costola degli Incantation. Nel 1990 Aragon Amori, Paul Ledney, e Brett Makowski lasciano appunto gli Incantation e formano questo grezzo agglomerato di death e black metal prima maniera. Quattro album e altre pubblicazioni e poi una deflagrazione interna, che viene oltrepassata più avanti dalla voglia di Paul Ledney di rimettere insieme il nome Profanatica, ma con altri musicisti. Dunque i Profanatica hanno due stagioni, quella degli anni ’90 e del ritorno nel 2001. Quinto album, sempre nel segno di scarne tirate black metal e atmosfere e variazioni che implementano il death metal della prima ora. “Rotting Incarnation of God” è in buona sostanza un album che potrebbe ben figurare negli anni ’90, sia per produzione che per concetto musicale. Tuttavia è un full length di questi giorni, pregno di morbosa blasfemia e del resto come potrebbe non essere così se ti chiami Profanatica?
(Alberto Vitale) Voto: 7/10