(Nuclear Blast) Non ho paura di dire che io detesto i Soilwork, del resto negli ultimi anni mi sembra abbiano anche spaccato la critica. Non ho nulla contro di loro, ma io mal sopporto il nuovo melodic death metal. Tuttavia non ho nemmeno difficoltà a chiarire che “The Panic Broadcast” l’ho valutato positivamente, perché credo che la compagine svedese abbia effettivamente qualcosa in più rispetto alla marasma di band che si esibiscono in questo filone del metal. Detto questo dichiaro da subito che “The Living Infinite” mi ha sinceramente colpito, anzi non mi aspettavo un lavoro così: maturo, evoluto, carico di melodie che sfumano e con musica che è solida ma dinamica, ricca e di tipo moderno e senza velleità del passato. Non lo avrei mai immaginato da un album doppio con venti canzoni. La continua immissione nel mercato discografico di nuove proposte o il continuo presenzialismo di band stagionate molto spesso mi porta ad essere dubbioso, se non scettico, verso release troppo ampie. So bene che fino ad ora ho elencato solo concetti personali, ma vorrei che il lettore intendesse che chi scrive è niente di più che un semplice fruitore di musica, come il lettore stesso. Io e i lettori (compresi quelli che riproducono musica per quelli in carne ed ossa!) siamo inondati di prodotti, ritrovare quindi una album doppio da una band seppur con una reputazione importante, pone tutti noi ad avvicinarci a certe uscite con attenzione. Sono passati tre anni da “The Panic Broadcast”, ma la vena death metal dei Soilwork non si è esaurita. Le melodie tinteggiano i pezzi, uno strato di groove ricopre alcuni passaggi, inoltre, non da poco, la performance vocale e le sue strutture, ovviamente by Björn Strid, sono notevolmente evolute. Da segnalare la new entry David Andersson (Night Flight Orchestra ed ex live sessionman dei Soilwork) il quale arricchisce con la chitarra il tessuto del riffing che con Sylvain Coudret è ben rifinito anche nelle parti soliste. Se dovessi indicare almeno una canzone citerei obbligatoriamente “Tongue”, nella quale presenta nella sua metà un risvolto alla King Crimson e riflessi di Steve Vai prima maniera insieme. “The Living Infinite” non è però un lavoro di progressive metal (potrei essere smentito da “Left the First Wave Rise”, “Realm of the Waste” e qualche altro estratto) ma è molto variegato. “The Living Infinite” è manna per gli appassionati del melodic death metal e ritengo che anche chi ha mal sopportato negli ultimi anni i Soilwork possa trovare delle buone canzoni in questa nuova opera.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10