(Vic Records) L’etichetta olandese si è lanciata in un’opera di ristampe di album dimenticati o minori, che ha permesso di riscoprire alcuni titoli e per molti metalhead di scoprire band che hanno calcato la scena e sono poi scomparse. I Comecon erano una death metal band creata dai chitarristi Pelle Strom e Rasmus Ekman di Stoccolma e provenienti dai The Krixhjälters. I due hanno inciso tre album nel primo lustro dei novanta e questo “Megatrends in Brutality” è il primo. I due hanno affisso nella loro bacheca sonora il death metal di matrice svedese della prima ora, ovvero quello spinto, veloce, incrostato di crust e condizionato, imparentato, con le prime dissolute evasioni dal death americano e fabbricate in Svezia da gente come Grave e Dismember, dai primissimi Entombed o i mai dimenticati Carbonized. Gente vera, che suonava e ci dava dentro, prima che una nuova generazione di biondi deather seguisse le orme di In Flames e Dark Tranquillity che hanno piallato tutto, rendendo il death metal svedese un’esibizione laccata e patinata del genere, pur producendo anche album epocali. Non prendetevela a male, è un’opinione e nulla di più! In questo primo album Pelle e Rasmus per il cantato chiesero una mano a Lars Goran Petrov. Lars era appena uscito, o mandato via, chissà, dagli Entombed e avrebbe fatto il suo corso, rimboccandosi le maniche. Iniziò proprio esibendosi in queste torbide, ben schematizzate ma ruvide espressioni del death svedese. Riff nitidi e pesanti oppure veloci e diffamanti, per come rievocano la radice hardcore. Riff possenti e granitici come in “Teuton Tantrums”, una sorta di Asphyx suonati con il distorsore Boss HM-2 – pur non sapendo se fosse quello il distorsore usato, ma il clima lo ricorda molto – oppure spinti e cattivi come in “The Future Belongs To Us”, mostruosa ed estrema visione del death metal. Un album con assoli, tanti, melodie dirompenti e micidiali e con LG Petrov in ottima forma. I due chitarristi di Stoccolma non hanno mai usato un batterista per la loro musica, solo ritmi artefatti, il bello però è che in foto ufficiali piazzavano sempre nell’oscurità la figura di un loro amico, spacciandolo appunto come batterista. Era tutta una farsa perché il lavoro non umano era stato sempre preferito a qualsiasi batterista in carne e ossa. A proposito, nel secondo album “Converging Conspiracies” Pelle e Rasmus ingaggiarono al microfono Martin van Drunnen degli Asphyx e per il terzo si ‘accontentarono’ di Marc Grewe, allora nei Morgoth.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10