(autoproduzione) Parma, musicisti con militanze varie e poi tutti in una band con cover di marca buona, come Ozzy, i Judas e Dio. Poi arriva il momento pensato per tanto tempo, quello nel quale ci si guarda tutti negli occhi e scatta la determinante volontà di creare qualcosa di proprio. Due anni di lavoro ed ecco, autoprodotto, il primo album dei Rise From Dust, coadiuvati da Carlo Izzo di Retro Vox Records. L’omonimo lavoro è aperto dal riff deciso di “Humidity” che svela intenzioni hard & heavy per la band. Poi “Concert” che per disposizione delle strofe e riff a risposta ricorda i Led Zeppelin, nonostante poi una piega ben diversa, e dunque “Fragments” e così via. Nove canzoni ben definite, riconoscibili e memorizzabili. Un sound fatto di immediata durezza e voglia di esprimere melodie graffianti. Si distingue “Sell Your Soul To God”, intessuta con un riff articolato e un incedere maestoso che rievoca certi low tempo epici di R.J.Dio. “Life Explosion” ha i toni pacati, ma è certamente tra le canzoni migliori dell’album, come anche “Stop This War”. In “Here I Stand” compare l’uso di un wah wah che inietta maggiore personalità alla chitarra, per quanto poi il riffing sia la linfa che scorre ovunque nell’album. L’unico appunto è la monodimensione dei pezzi: strutture standard, nelle quali però ben si cala la voce di Davide Vassallo e dei riff accattivanti. Due elementi che di fatto sono gli elementi portanti delle canzoni, le quali appunto avrebbero bisogno di una maggiore articolazione e di variazioni sensibili. Resta inteso che per quanto si può sentire in “Rise From Dust”, il duro lavoro svolto per realizzarlo è comunque lodevole e si spera possa essere la base di un futuro per la band parmense.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10