(pubblicato da vari*) Band cosmopolita o almeno così dovrebbe essere visto che i sei musicisti sono provengono da diverse parti del mondo, ma chi li ha raggruppati, cioè Thanatos e Abhoth, sono di stanza nella non precisata Europa orientale. Già dal nome della formazione si capisce che essa affronta tematiche oscure e lo suggeriscono anche i nomi d’arte di questi ignoti musicisti. Per esempio Nyarlathotep, batteria, e Shoggoth, chitarrista, sono evidentemente presi a prestito dalle visionarie e inenarrabili opere letterarie di Howard P. Lovecraft. Giusto per completare la formazione, ecco anche l’altro chitarrista Rapsidis e il tastierista Athame, che nel suo caso il nome è quello del pugnale ritualistico di certi culti. La musica è dunque plasmata verso il nero, l’oscurità: i Monumentum Damnati suonano del gothic, doom e dark rinforzato da estrazioni death metal. Queste tinte scurissime, sono appesantite anche da synth, con tratti gotici, angosciosi e atmosfere sinistre. La genetica del tutto ricorda in brevi fasi i Samael degli esordi, oltre a qualcosa dell’epopea doom e gothic britannica e di quella tedesca. Nove le canzoni e con durate variabili, infatti i Monumentum Damnati si lanciano sia su composizioni di poco oltre i tre minuti che da circa sei o oltre. Proprio la title track è tra gli esempi riusciti dell’album, per via di una struttura con sfaccettatura e melodie epiche, distintive. Anche “Sleepless Anger” e “My Bloody JJ” rispondono alle aspettative dall’inizio alla fine. In maniera più generica i Monumentum Damnati proprio sulle melodie impegnano i loro sforzi. Con questo aspetto si mettono in mostra e lo fa soprattutto Abhoth, autore di testi e musiche.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10
*“In The Tomb Of A Forgotten King” viene pubblicato con GrimmDistribution, The End Of Time Records, More Hate.