(Acid Cosmonaut Records) Dove il doom sconfina nello stoner, dove gli anni ’70 si fondono nei ’90, lì siedono i belgi Lothorian: una formazione giovane e interessante, che non ha ancora pubblicato un album ma è al secondo ep. Un basso iper-distorto, chitarre tenebrose e un drumming che dà molto risalto ai piatti sono le caratteristiche fondamentali della strumentale “Witchhunt”; la titletrack (bella la voce ‘tremolante’) è più vicina alle radici settantiane del doom che alla sua re-interpretaizone successiva. Dopo le aperture spaziali di “Atmosphere”, “Doomsday Calling” è un pachiderma sonnolento che si fa ansioso sul finale; “Cult” sprofonda nell’occulto con la sua sequela di urla disperate, mentre la conclusiva “Shallow Ground” ha un occhio anche per le ultime evoluzioni musicali del genere. “Welldweller” è un disco lento ma inesorabile.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10