(Autoproduzione) Era da anni che non sentivo una chitarra come questa. Assoluto erede di Malmsteen, maestro di chitarra, jazzista e musicista nel senso puro del termine. E’ Siciliano, apertura mentale verso la musica che definirei totale e devota. Suona in varie bands, ma con questo “The Mansion Of Lost Souls” ha voluto divertirsi, abusare della chitarra (come lui stesso ammette). Neoclassico, Johan Sebastian Bach, Malmsteen. Ascoltare questo disco porta indietro ai tempi d’oro proprio del mitico virtuoso svedese, il quale ha pure lui sempre mostrato pura adorazione per il compositore tedesco. Ma attenzione, Antonello non è un clone di Malmsteen, direi che è la sua naturale evoluzione. Questo disco rappresenta cinquanta minuti di guitar virtuoso strumentale puro, estremamente rock e metal, assolutamente classico, magnificamente elaborato. Non avevo ancora sentito un chitarrista che potesse suonare, e comporre, come Malmsteen. E se la vena creativa dello svedese è forse un po’ svanita (e per quello che ha fatto non è certamente un’accusa), la musica di Antonello è la perfetta risposta per tutti coloro, io per primo, che adorano immergersi in rielaborazioni classiche espresse in chiave metal. Musica che richiede abbandono completo per poterne seguire i movimenti, i passaggi, i temi, i virtuosismi e quegli sweep che hanno reso famoso Malmsteen stesso. Antonello ha semplicemente scritto l’album che Malmsteen non ha più voluto scrivere. Questo album è il naturale seguito di “Rising Force”. La cosa meravigliosa è che Antonello non si propone con sfacciataggine, rivendicando originalità. Anzi. Antonello propone il suo personale tributo ad un genere particolarissimo, difficile da imitare nell’esecuzione e specialmente nella composizione, ringrazia le sue ispirazioni, e regala al mondo dodici tracce stupende, ricche di passione, di tecnica, offrendo una qualità di esecuzione superiore, impeccabile, perfetta ma anche ricca di quel calore unico che un musicista jazz è in grado di offrire. La opener “Equinox” toglie ogni dubbio sull’innato talento di questo musicista sconosciuto al main stream. “Lotus Effect” è cattiva, pesante, ed è impossibile non sentirci il tributo al già citato grande interprete del virtuosismo. L’inquietante title track risulta esuberante. La struggente passione di “Sorrow” riesce a scavare nel profondo degli animi. “Flight Of The Sleeper” ha un tono trionfale che si sviluppa nel corso dei suoi quasi sei minuti, costruito su un riff pieno di grinta, che trasuda puro heavy metal. Velocità e cattiveria su “The Power Of The Whip”, dove le diverse linee di chitarra ben mixate assieme riescono ad elevare un muro sonoro estremamente efficace. Antonello sa esibirsi in maniera eccellente anche con la chitarra acustica e “Dream Of The Dead Tree” è un esempio perfetto, dove la melodia triste e malinconica è costruita su un arpeggio dolcissimo. “The Ride” riesce a sfiorare il power metal, sempre condito da idee neoclassiche e virtuosismi sempre esasperati ma mai forzati. Una visione d’insieme sublime, che permette ad Antonello di esibirsi in una esuberanza di tecnica che non stanca mai, che sempre si lega perfettamente con tutto quello che precede o segue nel brano. Un artista che scopro per caso, con immensa sorpresa. Un artista che dopo questo immenso album può solo trovare la sua identità ed impostare la prossima frontiera del virtuosismo alla chitarra.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10