(Tradecraft/Universal) Avete mai assistito ad un live dei Megadeth? Io purtroppo si. Purtroppo perché quel giorno, a Roma, la band si fermò dopo appena 40′, forse meno, a causa di un continuo bersagliare i quattro con oggetti, una “simpatica” idea che era iniziata da prima con i supporters Corrosion Of Conformity. Mustaine e soci non rintronarono sul palco. Di recente ho guardato su un comodo divano e con schermo con tanti pollici da sembrare un cinema e con un sistema audio da fantascienza, l’esibizione al Big Four, appunto dei Megadeth, e riflettevo che in fin dei conti nonostante una formazione sempre in mutamento , sin dall’alba della loro trentennale carriera, la solidità musicale del marchio Megadeth sembra non risentirne. Sono lontani i tempi di “Peace Sells…”, di “Holy Wars”, un po’ meno (a mio sindacabile giudizio) quelli di “Countdown to Extinction”, non troppo quelli di “United Abominations” e cosa ti vedo e sento? Una band che si esibisce con sicurezza, inossidabile capacità di essere se stessa sempre e comunque pur evolvendosi negli anni. Merito di Mustaine, di Ellefson e di tutti gli altri, vecchi e nuovi, andati e arrivati (you know who you are!). Il Big Four, quel concerto di anni fa a Roma, e il recente “Countdown to Extinction 20th Anniversary Tour” rappresentano una fedele istantanea della longevità di questa band. Togliamo di mezzo i discorsi su quanto possa valere “Super Colllider” (QUI https://www.metalhead.it/?p=20583), su cosa siano i Megadeth dopo “United Abominations”, focalizziamoci sullo stato di salute dei Megadeth sul palco. Se qualcuno segue le mie recensioni avrà inteso che non adoro i live album, quelli odierni, il motivo è la pedissequa riproposizione dei pezzi dal vivo e senza metterci quel qualcosa di più e di meglio o di diverso. Un esibizione seriale non dà nulla alla musica. Eppure la proposta audio e video (io ho ascoltato il CD del concerto e non ho visto il DVD) dimostra quanto Mustaine e gli altri sappiano essere puliti, essenziali nel sound e tali di tradurre anche dal vivo quel feeling che è sotteso nei pezzi di Mustaine e, in questo caso, di “Countdown to Extinction”. Quello, “Countdown” è stato un momento epocale e particolare nella storia dei Megadeth. Venivano da un “discone” come “Rust in Peace” (voto: 10/10) e con una formazione da paura (a mio avviso Friedman e Menza sono stati i migliori alleati di Mustaine ed Ellefson) e cosa ti tirano fuori? Un album in cui il thrash è morbido, molto melodico (l’anno prima i Metallica avevano pubblicato il Black Album, ma “Countdown è di un’altra pasta e ben superiore) , ricco di sfumature e che sempre a mio sindacabile giudizio, ha poi condizionato il sound, anzi il songwriting avvenire di Dave Mustaine. Infatti mi è sempre parso che sia stato più “Countdown to Extinction” ad aleggiare nelle uscite successive al 1992, anno di uscita del suddetto album che non “So Far, So Good…So What!” o appunto “Rust in Peace”. Ecco dunque un tour, un concerto ripreso a Los Angeles il 12 luglio dello scorso anno e nel quale la band tira fuori anche alcuni classici, come“Holy Wars” e “Hangar 18” da “Rust in Peace” (1990), “Peace Sells… But Who’s Buying?” dal disco omonimo del 1986 e la bruttina “Trust” da Cryptic Writings del ’97. L’atmosfera live si sente, si avevrte, la parteciapazione del pubblico è totale e testimoniata da una produzione che magari avrà pure “aggiustato” i suoni, ma di certo rende questo live più vicino ad un bootleg qualitativamente ben riuscito che non ad un canonico live iper pulito che quasi ti faccia pensare che abbiano suonato in studio. Insomma, ne vale la pena.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10