(Hells Headbangers) I Zemial sono tra le cose migliori che la scena metal greca abbia mai prodotto e se non ci credete è meglio che vi sbrighiate a procurarvi qualcosa di Archon Vorskaath, titolare del progetto. Terzo album in venti anni, diverse release minori e un’attitudine al black metal rimasta underground e affascinante. Black metal greco, fatto dunque di un riffing, ma non da meno la batteria, che riprende schemi sonori classici, cioè roba presa da Venom, Bathory, ma anche la NWOBHM. C’è qualcosa di arcaico in questo sound, qualcosa che ripropone suoni vecchi, anzi classici e che vengono messi insieme per produrre un sound nero (ma è meno ombroso rispetto al passato) e intriso di melodie terrificanti e gelide. Spiazzante questo lavoro, lo è per la sua enfasi in certe melodie, per come alcune canzoni sanno essere estreme e rozzamente grossolane, nonostante altre siano tremendamente più imprevedibili e inaspettate, soprattutto nel filo melodico; ad esempio “Eclipse” sembra un incrocio tra Venom e Motohead, oppure c’è una forte influenza thrash metal come ad esempio “Under Shytian Command”. “Pharos” sfonda i 15′ di durata e quel riffing iniziale non può non ricordare gli esordi dei Rotting Christ, mentre il resto è un’alternanza di sonorità folkloriche, psichedelia, rock, per quella che in definitiva è una suite imprevedibile. “Deathspell” arriva quasi a 12′ ma è un black metal primordiale, dunque sporco, approssimativo e marchiato dal male. Poco oltre un’ora, occorre qualche ascolto in più per assorbire la vera essenza di “Nykta” eppure la sua immediatezza è lì, dietro l’angolo e vuole che l’ascoltiate senza preclusioni o vincoli verso i gusti moderni e passioni per le produzioni perfette.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10