(UK Division/Andromeda) Quando penso al metallo cantato in italiano, la prima band che mi viene in mente sono i Rosae Crucis, e la seconda i Vanexa; ma i friuliani Tempesta non sono certo da meno! I nostri perseguono questa scelta coraggiosa ormai dal 2007, e “Scusate per il Sangue” è il terzo full-“length” di una carriera iniziata quasi venti anni fa. Il punto di forza di questo disco sono appunto i testi, che costituiscono insieme un attacco a 360° contro le ipocrisie e le stupidità della nostra società (italiana ma non solo); musicalmente siamo dalle parti di un heavy/thrash fine anni ’80/inizio anni ’90, che talora ‘sconfina’ in tonalità più rockettare (e buona parte in questa ambivalenza la gioca l’interessante voce di Fulvio Sain, molto lontana dal classico cantato metallico e anzi a tratti legata a cadenze e toni tipici del nostro rock più adulto). “Crollerà il Cielo”, la opener, tuona contro le rassicuranti bugie dei media; la titletrack è invece l’invito a ribellarsi e a far sentire la propria voce contro l’ingiustizia (‘Scusate se sporco il vostro Mondo col mio Sangue/Gridate, se quello che vedete non vi piace’). Sotto il versante musicale, entrambi i pezzi ci offrono ritmiche serrate tipicamente thrash, con la batteria di Alessandro Longo a martellare in modo continuo, e trame chitarristiche labirintiche, tecniche e potenti. Per chi, come me, vive al Sud, “Imperi di Sabbia” è un pezzo quasi drammatico, che riporta alla memoria non solo gli infiniti abusi edilizi che deturpano il Meridione, ma anche tragedie come quella di Sarno nel ’98, quando, a causa di costruzioni e deforestazioni sfrenate, sul paese crollò il fianco di una montagna, facendo qualcosa come 136 morti. Più melodia e tempi meno serrati in “La Paura del Diverso”, mentre è corrosiva l’ironia di “La Legge è uguale per tutti”: certo, ma come dice il refrain, ‘per tutti… gli altri/quando sei tu che comandi’! Dopo la serrata “Radici nel Cemento”, con un ritornello molto indovinato, la scaletta si chiude con la torrenziale “Sparami sul Viso”, che non può non richiamare alla mente l’assurdo e angosciante caso di Eluana Englaro. Dopo l’ascolto di “Scusate per il Sangue” ci si sente come dopo aver ricevuto un pugno diretto allo stomaco, o forse meglio ancora diretto al cervello: una sgradevole riflessione sulle falsità della nostra Italia è inevitabile e salutare. Ai goriziani posso soltanto dire che un suono più potente e ‘grasso’ avrebbe giovato alla loro causa: a parte questo, il loro disco è promosso a pieni voti e merita certamente grande attenzione da parte del pubblico italiano.
(Renato de Filippis) Voto: 8/10