(Comatose Music) La copertina di “The Blueprint for Blood Spatter” farebbe invidia a quelle dei Cannibal Corpse. L’immagine centrata, dall’alto, offre una visuale d’impatto su una scena orribile. Visivamente il ritorno dei Mortal Decay è da shock e doveva essere così visti i gli otto anni trascorsi in silenzio, o quasi. “The Blueprint for Blood Spatter” è il quarto lavoro degli Statunitensi, affrontato con la voce del nuovo Danny Nelson, ex Malignancy. Death metal potente, spesso brutale nella sua globalità. Un drumming che segue le andature del riffing e quest’ultimo alza e abbassa i toni e le velocità, facendo dei pezzi una sorta di montagne russe sonore. Blast beat folli vengono fratturati da cadenze più marcate o brevi stacchi e sospensioni. Stile alla Suffocation, anche se più volte penso che siano dei Cryptopsy meno ossessivi e forse meno tecnici, ma non per questo i Mortal Decay siano una band qualitativamente incerta. Il modo di strutturare i pezzi, renderli così lanciati, spediti, spregiudicati nelle variazioni è qualcosa che evita all’ascoltatore un ascolto stagnante. Anche gli assoli sembrano delle valanghe di note irruente eppure riescono ad avere un senso melodico non indifferente. Ottima la prestazione dei singoli, di tutti. Anche il basso di Monty Mukerji spunta in diversi momenti in modo distintivo, mentre il nuovo singer Nelson ben si cala in questo scenario omicida. Siamo nel campo del death metal estremo americano, nel quale i Mortal Decay sono da oltre venti anni in giro a fare vittime e l’istinto omicida è ben preservato.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10