(Dark Descent) Pura adorazione del male. Cinquanta minuti nel nome dell’innominabile. Crudeli, brutali. Autori di un black metal ampiamente ispirato al death metal estremo, letale, massacrante, con una marcata vena che richiama alla produzione degli Immolation. Tuonano da Londra e sono al secondo rituale di celebrazione dell’oscenità. Voce estrema, un growl che fa tremare la terra. Riffing estremi, spietati, crudeli. Introduzioni, effetti, enfasi su altri strumenti rendono i Lvcifyre in grado di offrire un sound dinamico, coinvolgente, capace di costruire quella tensione, quell’aspettativa, quel momento di respiro prima del tuffo finale in un mare di sangue in putrefazione. Monumentale “Night Seas Sorcery”, un mostruoso pezzo di bel oltre nove minuti, pieno di negatività, male, furia, pesantezza, violenza… posto in apertura del disco! Efficace “Liber Lilith”, cinque minuti di pura morte. La title track è assassina, ha un drumming forsennato, un cantato carnale e la sequenza di riff non risparmia nessuno. “In Fornication Waters” è micidiale, con quell’assolo assurdo e dissonante. Travolgente e spietata “Fyre Made Flesh” mentre la conclusiva “The Sinister Calling” inizia con un dissacrante rituale, per poi dare origine ad un riffing terminale, supportato ancora una volta da un drumming disumano. In una scena ripetitiva, dove molto spesso un album di black/death assomiglia a qualcosa di già sentito ed offre solo qualcosa di ovvio, scontato e banale, questo secondo lavoro dei Lvcifyre conferma quanto anticipato nel debutto: hanno quella innata e demoniaca capacità di coinvolgere, di dare qualcosa di extra, di far emergere quel feeling extra non ovvio e non consueto in questo genere. Un perfetto inno al male, costruito su solide ed impure basi di estrema violenza.
(Luca Zakk) Voto: 7/10