(autoproduzione/Transcending Obscurity India) Devo ammettere che il thrash è un po’ ai margini dei miei interessi. L’ho vissuto, l’ho amato, ma alla fine non ha saputo continuare a mandarmi i messaggi che facevano bollire il mio sangue tanti anni fa. Ma è con piacere immenso che ascolto questi Chaos, quartetto indiano impegnato su riff letali e volumi pazzeschi dal 2005! Quasi 10 anni di esperienza si sentono e questo “Violent Redemption” altro non è che thrash metal esattamente come se il tempo non fosse mai passato, e non parlo di questi 10 anni di attività della band: parlo del tempo trascorso dall’epoca d’oro del genere, quando i gruppi “nuovi” erano Exodus, Testament, Flotsam & Jetsam o Overkill. Tecnicamente puliti ed efficaci, pieni di creatività che mescola sapientemente idee personali con concetti storici del genere, riescono ad offrire undici tracce coinvolgenti, grintose, piene di ritmica e di melodia, sempre esposte in un contesto pieno di rabbia e violenza. Scatenata “Game”, un pezzo old school che fa smuovere le budella. Cadenzata e potente “Saint”, con un bell’assolo, melodico, impegnato, non tipico per il genere. “Heaven’s Gate”, il pezzo più lungo del disco, è una medley della storia del thrash: sembra una canzone costruita citando istanti, riff, cambi, concetti presi da tutta la grande produzione del thrash metal, da parte delle band più importanti; è una canzone molto ben suonata e dimostra ancora le ottime capacità di questi ragazzi. La seconda parte del disco turba la psiche umana con la rabbia di “Blacklash”, la violenza di “Merchant Of Death”, i riff perversi di “Self Deliverance” e la infuocata title track. Origini inconsuete per il genere, tempi diversi, modi di lavorare nuovi. Ma rimane il concetto del thrash vero, puro, scatenato, incazzato, sempre pronto ad esibire il dito medio. E -sinceramente- sono felicemente sorpreso di vedere queste emozioni espresse e sputate in faccia con tale schiettezza ad oltre trent’anni dalle origini. Bravi!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10