(Heart & Crossbone Records) Origini instabili, Hong Kong e USA, per sonorità instabili. Deviate. Provocanti. Vari album ed EP pubblicati, line up instabile che ormai vede solo un elemento originale. Missione? Suono. Suono che assume dimensioni doom, ma con attributi psichedelici, idee drone ed inserti spirituali capaci di mescolare sensazioni mediorientali che danno origine a suoni sensuali, ammalianti, allucinati. Quattro tracce, ma oltre cinquanta minuti di musica: i pezzi brevi per questa band durano almeno otto minuti, mentre la normalità si aggira sul quarto d’ora, un quarto dora che sembra eterno, oscuro, complesso, malato. “Veil” e “Crone” i pezzi che forse offrono un range più vasto di emozioni (rispettivamente la canzone più corta e più lunga del disco). Ma è “Clear Light Of The Unborn” che presenta i suoni più sconvolti, più assurdi, più malati. Non si tratta certamente di un ascolto facile, anche se riesce a farsi assaporare come componente ambientale; un disco profondo, una marcia funebre, una negazione intensa e diffusa, una musica che colpisce e cattura ad un livello puramente psicologico.
(Luca Zakk) Voto: 7/10