(Weird Truth) Di stanza a Londra, ma attualmente – dopo alcuni cambi di lineup – costituiti soltanto di musicisti italiani, i doomsters Dea Marica danno alle stampe il loro secondo disco. E indovinate un po’ dalla copertina quale è il genere suonato? Otto i brani in scaletta, nessuno dei quali scende sotto i sei minuti. In generale, come mostra già “The Tower”, siamo in presenza di un funeral doom sulfureo e attestato su tempi relativamente lenti anche per le medie del genere (le accelerazioni sono poche, ma ben distribuite). Le trame chitarristiche disperate di “Serenades” degli Anathema rivivono in “The last Goodbye”, mentre c’è un maggior dinamismo vagamente sabbathiano in “Doom Bar”. “Edge of Darkness” ha la sublime decadenza dei Cathedral, e anche “Don’t pray for them” si muove sulle stesse coordinate, magari aggiungendovi qualche sprazzo più epico. Epocale la cover conclusiva di “Lady Greensleves”, riletta con una dirompente ‘sensibilità doom’ (perdonate l’ossimoro). Un prodotto certamente di genere, ma ben scritto e sviluppato.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10