(Debemur Morti) L’uzbeko Timur Iskandarov è il mastermind e l’unico membro fisso del progetto Tamerlan, giunto al terzo full-“length”: “Ain” è un altro disco che ha ben poco a che fare con MetalHead, ma che recensiamo volentieri per rompere la monotonia. Iskandarov si dedica infatti a un folk/ambient che, più che atmosfere da estremo oriente, tesse invece trame medievali; la strumentazione elettrica è totalmente assente, e spesso le tracce sono strumentali. I toni acustici avvolgenti di “The Countless Reflections of Non Matter” hanno qualcosa di magico e distante, pur se il tutto è condizionato da una produzione abbastanza piatta. “Thy Kingdom come” ha invece effettivamente il fascino della steppa, delle cavalcate infinite e del sole basso sull’orizzonte, ma devo dire che la strumentazione tradizionale è relativamente ridotta e come utilizzata con poco coraggio: se penso a Loreena McKennit e a “Night Ride across the Caucasus” il paragone è impietoso. Forse è migliore la triste ballad strumentale “Dance of the Twilight Stars”. L’ombra di Nusrat Fateh Ali Khan aleggia sui vocalizzi di “Children of the lesser God”, mentre la conclusiva “Ignite the Dawn” arriva a toni ambient che potrebbero essere propri degli Antimatter. Un disco che, fra alti e bassi, potrebbe comunque interessare gli ascoltatori più orientati verso i suoni new age.
(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10