(Metal Blade Records) Per gli amanti delle sonorità viking più tetre, quelle che rimandano al secondo Bathory o ai Mithotyn, il primo disco dei King of Asgard (che proprio dalle ceneri dei Mithotyn vennero alla luce) fu un fulmine a ciel sereno: e ancora oggi, a quasi cinque anni dalla sua uscita, ascolto spesso “Fi’mbulvintir” e soprattutto la splendida “The last Journey”, brano che includerei senza dubbio in una compilation dei trionfi del genere. Mi convinse pure il successivo “…to North”, qui recensito ; ma oggi, con “Karg”, devo constatare che la band svedese ha intrapreso una parabola discendente che fa sembrare lontanissimo il debut… Già con il singolo “The Runes of Hel” è evidente che siamo in territorio black quasi puro… il pezzo è molto dinamico e a suo modo anche epico, ma personalmente sento che ci manca qualcosa: cioè le influenze viking/folk che rendevano questa band grandiosa. Va meglio con “The Trickster”, che recupera un po’ del glorioso feeling dei primi due dischi con un andamento vagamente marziale, e anche “Remnants of the Past”, col suo basso metallico e gelido in bella evidenza, è ben strutturata. Però un brano come “Omma” finisce per suonare abbastanza monocorde, e anche il riff di “Uldran” suona come quello di una ‘classica band black’, senza quel qualcosa in più. Gli stacchi quasi avantgarde di “Rising” non riescono quindi a cambiare la situazione. Non nego assolutamente che ora i King of Asgard possano trovare appassionati fra i blacksters ‘puri’, ma a mio giudizio hanno incredibilmente banalizzato la loro proposta, rinunciando a tutti i caratteri che li rendevano unici.
(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10