(Nigredo Records) Esiste il lato putrefatto della purezza? Esiste qualcosa di puro ma estremamente decadente e pieno di orrore, capace di infettare la purezza stessa? Ha senso parlare di purezza della malvagità, della spietata furia, della perdizione? I Fördärv sono al debutto full length, con la strana, tetra -anch’essa pura- label Nigredo: un debutto che è un ritorno alle origini, alla purezza delle origini, alla dissacrante e perversa innocenza delle origini del black metal. Fördärv non allieta con tetre sinfonie, non concepisce riffings volutamente catchy, non non mira ad immagine, produzione, diffusione. Fördärv è il male. Purissimo ed immacolato male. Quaranta minuti di odio scatenato, quaranta minuti di furia, violenza e depravazione sonora, fedele ad un black primordiale, originale, quello di quando ancora non c’era una marcata divisione da altri generi estremi, ad esempio dal death. Ma questo due spettrali creature (si tratta di un duo) non costituiscono una copia, un revival, o semplicemente un’altra band qualsiasi; E nonostante una voluta ricerca di un suono grezzo, un feeling non moderno accentuato da un logo maledettamente old school, è difficile credere che siano nati solamente due anni fa, anziché emergere dagli abissi del tempo, in mezzo a tantissime altre bands della scena estrema scandinava. Fördärv è qualcosa personale, diverso; Fördärv crea una preoccupante intimità tra l’ascoltatore e gli scenari creati dal sound. E’ questa la loro forza: l’essere classici, diretti, fedeli a certi schemi brutali… ma con la capacità di inserire dettagli unici, varianti particolari, idee alternative… tutti fattori che rendono “Between the Eternities” un lavoro molto bello, capace di lasciare un dolorosissimo segno. “Legions of Death”, dopo un inquietante arpeggio vomita addosso una progressione di accordi fredda come il metallo, con uno sviluppo verso blast beat e tempi veloci che danno un ragione di esistenza a quel metallo: infliggere ferite mortali. La lunghissima “Taedium Vitae” porta indietro ad un black ossessivo, ripetitivo, pesante come una condanna, pulsante come un cuore spaventato. Ma la chitarra, il basso e pure l’ottimo drumming riescono a ricavare dettagli interessanti, piccoli accenti che rinnovano questo sound, rendendolo pericolosamente attuale. Crudele e lacerante “Putre Faction”, mentre l’ottima “Darkness of the Eternal Winter” offre un drumming pulsante ed ossessivo, con un tremolo infernale che sostiene un singing magnificamente brutale, pieno di odio e disperazione, voglia di morte, voglia di porre fine all’esistenza -alle esistenze- terrene. “Embracing the Endless” con il suo sviluppo, mette in evidenza una produzione soffocante, ma estremamente rispettosa di ogni singolo suono, ogni singolo strumento, ogni singola variante. La conclusiva “As Life Turns Black” è un altro pezzo molto consistente (anche qui oltre i 10 minuti) dove la band crea sviluppi, inserisce idee, esercita con cinismo un riffing trasudante odio e perversione. L’inquietante arpeggio di basso contenuto in uno dei capitoli della song è micidiale e riversa con gloria una dose di sofferenza sul resto della canzone che celebra il trionfo della negazione, della perdita della speranza. La sezione finale è concepita per congedare con subdola freddezza, grazie ad un riff ed una ambientazione pieni di sublime crudeltà. Un congedo freddo. Pieno di ferite. Un trionfo glorioso nell’esaltazione dell’oscurità, del degrado, del dolore. E della Morte. Fördärv è all’estremo. E’ ai confini. Offre una vitalità dirompente nel rappresentare solo morte e disperazione. Offre pura maledizione verso qualsiasi rappresentazione di luce, speranza o ottimismo. Offre negazione. Negazione della vita. E proprio purezza dunque. Purezza nell’esaltazione della morte.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10