(Debemur Morti Prod.) Questo album non è malaccio, ma c’è qualcosa che chi scrive reputa meno buono: l’atteggiamento che a volte certi musicisti adottano nel costruire i propri album prima e le loro carriere poi. E’ positivo aumentare la sperimentazione o la voglia di cambiare, album dopo album. Passare, nel caso dei Blut Aus Nord (con Vindsval unico depositario del marchio, coadiuvato dal batterista Thorns), dal black al post black e fino ad arrivare a quella dimensione sperimentale, industrial, dark e ambient che è stata solo due anni fa la trilogia “777”. Ma ora passare di nuovo e di punto e in bianco a un album di sostanziale black metal (sospeso tra atmospheric, raw ed epic), reso con suoni torbidi e ruvidi, è qualcosa che spiazza decisamente. La band francese, che si è apprestata a varcare le porte delle dimensioni temporali, filosofiche e sonore, fa ora marcia indietro, anzi una vera inversione a U, e si ingabbia in una tirata black metal di circa 50’ attraverso lunghe composizioni sparate, aggressive e, soprattutto, esenti da innovazioni o tentativi di evoluzione del genere. Sebbene “Memoria Vetusta” costituisca una trilogia (formato prediletto dai BAN) black metal, e dunque questo volume serviva a chiuderla, i Blut Aus Nord così facendo ricordano quegli scrittori che creano romanzi di generi diversi. E’ strano sentire una band che passa dalla sperimentazione, l’avantgarde, la ricerca (buona o presunta che sia) a strutture musicali che sono assalti da face painting. Ben visti e valutati anche da chi scrive, sia chiaro, i Blut Aus Nord con “777” sono sembrati rinati e promotori del verbo Godflesh in una salsa concettualmente mistica. Ora però eccoli riproporre un discorso lasciato in sospeso e comunque posto alle radici della loro carriera. Forse la prossima trilogia (oppure sarà da loro considerato un “antefatto” oppure un “le origini”?) sarà ancora di un altro genere. E noi continueremo a sostenere che “La band francese si contraddistingue per un sound in continuo divenire” (autocitazione* ). Sì, “Memoria Vetusta III – Saturnian Poetry” non è affatto male, soprattutto nella sua seconda metà, nonostante lo spettro degli Emperor si materializzi a più riprese. Il black metal viene onorato dalla copertina di Necrolord (autore anche delle copertine di Emperor, Bathory e molti altri), eppure a questo punto “Memoria Vetusta III – Saturnian Poetry”, sembra un mero esercizio di stile e di riflesso tutta l’omonima trilogia black.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10