(Red Cat Records) La centralità di “The Row” è la canzone. Questa entità che ormai ristagna, si estingue, sparisce dal corredo musicale delle band. Un gruppo rock (e non solo quello) dovrebbe avere due obiettivi: suonare rock e scrivere canzoni. La prima cosa riescono a farla un po’ tutti coloro che si accingono al genere, la seconda cosa invece è merce rara. Non tutti hanno l’abilità di costruire temi musicali che abbiano un inizio, un centro e una fine, riuscendo ad infilare correttamente queste tre parti. Farlo correttamente, ecco il limite di molti. I pesaresi Siren non hanno questo limite e nonostante esistano da poco tempo, i singoli musicisti dimostrano preparazione e una sensibilità tali da portare “The Row” ad un livello maturo. Le canzoni sono degnamente rock e ben definite. Che di mezzo ci sia l’alternative rock, il grunge, l’hard rock ha poca importanza. Le linee melodiche si sviluppano nella loro semplicità, sprigionando energia, vivacità e donando all’ascoltatore il giusto trasporto. Quel leggero senso di pop, inteso come fruibilità per chiunque, è il collante di molte delle caratteristiche della band: cori mai troppo eccessivi, chitarre che ruggiscono, batteria snella, agile e martellante. La conclusiva “Falling Down” è una sorta di ballad che tocca ottimi livelli qualitativi di arrangiamento e poi ecco “Dr. Saint”, “Track ’92” e la granitica “Roger Sabbath”. Sono questi alcuni degli undici momenti totali che pompano adrenalina e sana allegria. Rock, ovviamente.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10