(Scarlet Records) L’oscurità ritorna, sempre. La notte segue il giorno, sempre. Cadaveria mette in scena nuovi orrori, come sempre. Quinto album per la horror band italiana segnato da sonorità parzialmente simili all’ottimo “Horror Metal” (QUI), ma con un grado di oscurità forse più intenso. Se il precedente lavoro ha esaltato le melodie tipiche della band, “Silence” sprigiona una durezza senza pari. La stessa Cadaveria offre questa volta uno spettro vocale sensibilmente mutevole. “Silence” è dark, horror, heavy. È dirompente, scintillante nei fraseggi delle sei corde e nei vari assoli. Dosati i momenti veloci, ma esistono comunque in questo orrido panorama e contribuiscono ad innalzare il livello di mistero e la dimensione gotica. La copertina, almeno nei colori, è una buona sintesi visiva delle atmosfere cupe e sconvolgenti di “Silence”. L’album viene aperto dal groove e l’aggressività di “Velo (The Others Side of Hate)”, canzone che rivela una band più tonica e appena più violenta. La poetica oscura riprende un atteggiamento più fluido con “Carnival of Doom”, dove pulizia e una struttura regolare contrastano con la rabbia delle chitarre e i vari momenti di impatto. “Free Spirit” che sembra un r’n’r versione horror, anche grazie ad un ritornello perfetto. Probabilmente uno dei picchi massimi di questa cattedrale sonora ammantata di oscurità è senz’altro “The Soul Thrat Doesn’t Sleep”, andante e ammalata di maledizione, seducente come la notte. Notte, come quella che sembra balzare fuori dagli altoparlanti quando giunge l’incipit di “Strangled Idols”: oscurità, nebbia che si dipana, crearture che spiano e il resto diventa un vortice, addirittura con una cadenza sabbathiana, che annichilisce le certezze dell’ascoltatore e donandogli solo paure. Canzone dopo canzone si avverte un clima di oscurità crescente, profondo, orrido, le melodie hanno impatto, lasciano un segno indelebile nella testa. Si piantano all’attenzione grazie a forza e una sacra dose di heavy. Il tutto ha un fascino sublime, come una favola nera.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10