(Svart Records) Negli ultimi anni, il black metal ha subito un’evoluzione che l’ha portato a fondersi con altri generi ed a sperimentare sonorità che, per quanto affascinanti, rischiavano di fargli perdere la sua malvagità primigenia. Sinceramente, pur apprezzando i lavori più recenti di Mayhem, Satyricon e Darkthrone, ho una certa difficoltà a definirli black metal, quando con questo termine erano definite gemme oscure come “Deathcrush”, “Nemesis Divina” o “A Blaze In The Norhern Sky”. Per questo motivo, ho particolarmente gradito questo “Deep Drone Master”, ad opera dei Deathtrip, band Anglo Norvegese con alla voce Aldrahn, già con Zyklon B e Dødheimsgard. Quest’album ci riporta a quelle sonorità primitive, minimaliste ma ricche di atmosfera che caratterizzavano i capolavori sopra citati, grazie anche alla produzione ad opera di Snorre Ruch, tra i prime movers della scena black metal con i Thorns. Nonostante il sound si rifaccia totalmente all’era d’oro del genere, i Deathtrip riescono ad essere totalmente personali, soprattutto per la prestazione mostruosa del singer di Aldrahn, dotato di una timbrica estrema ma sorprendente varia, che muta a seconda delle atmosfere create. Dopo un’intro dal sapore ambient, è la volta di “Flag Of Betrayal”, puro black metal di scuola Darkthrone, su cui spiccano le vocals angosciate e disperate del cantante Norvegese. La successiva “Dynamic Underworld” è caratterizzata da ritmiche più dilatate, con sinistri arpeggi e un cantato più rabbioso al limite del growling. Dopo la cadenzata “Cocoons”, si torna a pestare duro con “Sewer Heart”, song che riporta alla mente per sonorità ai Mayhem del seminale “De Mysteriis Dom Satanas”, grazie a riffs lancinanti e oscuri e un drumming ossessivo. “Something Growing In The Trees” presenta ritmiche sulfuree che risentono pesantemente dell’influenza dei Celtic Frost, così come la conclusiva Syndebukken, il pezzo più lungo del lotto, cantato interamente in lingua Norrena e dotato di un riffing lento ed oscuro. Un album che riporta alla luce sonorità che ultimamente erano state un po’ accantonate, dal gusto retrò ma senza suonare vecchie, che verranno apprezzate molto da coloro che sono cresciuti ascoltando il black metal di inizio anni ’90.
(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10