(Autoproduzione/The Orchard) La semplicità è qualcosa che paga sempre, porta soddisfazioni e dà sicurezza. Stefano detto S.P. Jesus ha pensato cinque anni fa di fare girare la propria chitarra su cose meno ‘toste’ rispetto al death metal dei Natron: il rock ‘n’ roll è stata la soluzione. Infondervi cose stoner, hard rock, rock di vecchia data, alternative metal e grunge, porta il caro vecchio e sempre affidabile r’n’r a livelli festosi e vivi. I Madre De Dios dopo avere inciso un album, perso un cantante e sostituito un batterista, serrano le fila e vanno avanti. La madre di dio è stata veramente con loro in questo cammino e il nuovo album omonimo si pianta nello scenario italiano come un temporale. “Madre de Dios” ha chitarre che fremono, buttano fuori riff energici e snelli, più di tutto chiari e nitidi. Le canzoni sono piacevoli. L’opener “The Evil Guide” ha un’andatura che farebbe ballare anche i morti. Madre de dios, che energia! “Flamingos” nel suo incipit ricorda l’alchimia di quando Jimmy, John Paul e John scaricavano quelle sequenze scandite e accattivanti. Manca Robert, ma Frank Bizarre (The Missing, Cafè Bizarre) fa la sua roca e sfacciata figura. Molto bello il blues che arroventa il clima di “Merry Go Round Song”, mentre “Shake It Baby” ha un groove che ricorda cose degli Steel Panther; invece giocare a fare i Beatles, ribattezzando “Helter Skelter” in “Mater Skelter” risulta adatto proprio per via della scelta del brano che è orientato a tutto il clima da baldoria dell’album. Un clima che trova sfogo attraverso un modo di suonare di classe: i brani risultano omogenei nel rispondere all’idea di un sound compositivo generale e ognuno sembra una naturale conseguenza dell’altro. Oltretutto poi c’è il lato emotivo, emozionale, quello che scuote l’umore dell’ascoltatore. Madre de dios che forza!
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10