(F.D.A Rekotz) Cosa possiamo mai aspettarci da un gruppo che trae il proprio nome da una canzone dei Grave? Questo combo tedesco è all’attivo da un lustro e stiamo ascoltando già la terza prova sulla lunga distanza. Possiamo dire che rispetto ai propri ispiratori il gruppo propone un death leggermente più melodico, con assoli più “dolci” e oculati inserti di tastiere. La componente teutonica si sente sin dalla prima traccia, donando alle composizioni un’esecuzione impeccabile, ritmiche da metronomo e strutture canzoni semplici ma incisive (nei passaggi più complessi sembra di riconoscere i connazionali Necrophagist). Il cantato in growl è all’altezza del compito, preciso e potente. La produzione è fin troppo pulita per i puristi del death anni novanta, ma è allineata con lo standard qualitativo a cui ormai il nuovo millennio ci ha abituati. Nel calderone del genere proposto, gli Obscure Infinity riescono ad emergere con una discreta personalità, donando una sfumatura melodica inedita e personale. Un ascolto è strameritato.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7/10