(Darknagar Records) Parte dell’opener “The Secret” fa pensare a dei Godspeed You! Black Emperor in versione blackened metal, ma il fluire di questo quarto album dei russi di San Pietroburgo Inner Missing, svela una dimensione personalistica. Il metal di “Defeat” è una componente generale definita da gothic, post metal, blackened e progressive. Il tutto è pilotato da Sigmund e Melaer, vero nucleo degli Inner Missing nati qualche anno fa proprio come duo, ma ora coadiuvati da due sessionmen che si occupano di basso e batteria. Sigmund è la chitarra e voce, impostata con toni solenni, un timbro lirico-cerimoniale che contrasta con la durezza di alcune parti molto metal, oppure si appoggia alle atmosfere ovattate e dai toni post ambient. Le tastiere di Melaer si ritagliano una grande fetta nell’insieme compositivo e sono le responsabili delle melodie, il cui scheletro è comunque costituito da chitarre che pronunciano sempre un riffing chiaro. L’amalgama alla fine riesce. “Defeat” non è un disco allegro: ha toni cupi, atmosfere drammatiche, un pathos serioso, un’epica orchestrale che raggiunge punte oscure e cerimoniali, particolarmente in “The Parting”, culmine di una sacralità grigia. Forse nella conclusiva “Phoenix” gli Inners raggiungono un certo brio, ma resta inteso che questo genere di sonorità così dilatate e riflessive, hanno comunque un loro fascino. Tutto sta ad abituarsi.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10