(Candlelight) La copertina di “In Somniphobia” non lascia intendere che il contenuto di questo album sia qualcosa di diverso dalla follia. Allucinante follia e maestosa, come quella regale figura che sospinge un carretto con sette infanti lividi di morte. Le prime due canzoni di “In Somniphobia” suonano in stile epic-power metal, ma il resto delle canzoni sono alterazioni mentali. Sono pure divagazioni nel mondo del jazz, dell’elettronica, del metal, rock…I pezzi si scollano, la coesione stilistica viene meno e l’eccentricità di Kawashima e degli altri emerge, diversificandosi da canzone a canzone. “Amnesia” in oltre 8′ costruisce le proprie melodie su atmosfere fumose da jazz, soul e rock e lasciando sfogo alla chitarra, il pianoforte e il sassofono di quella sballata di Mikannibal. C’è una dominanza orchestrale in giro, nell’album, ma anche un sottotesto elettronico (come il crescendo di “Amnesia”) che si espande come una macchia di olio viscoso. “Amongst the Phantoms of Abandoned Tum” oscilla su una ritmica black metal, orchestrazioni improvvise, chitarre irrequiete e heavy, ma il tutto poi cede il passo ad una fisarmonica che pilota le sorti del brano, mentre il blast beat non si ferma e l’elettronica continua ad irrompere. “L’excommunication a Minuit” va a spasso nel funky, nelle pazzie rock e nelle visioni elettroniche e psichedeliche. Somniphobia” è un brodo primordiale, la materia tutta, il tutto in uno: oltre 7′ di indescrivibili fusioni tra idee metal, elettroniche, space rock e industrial. Entrano in scena anche strumenti etnici, tastiere vintage e personaggi come Kam Lee (ex-Massacre, Bone Gnawer ecc.) e Metatron (The Meads of Asphodel). Insomma, la normalità per i Sigh è ben poca cosa. Non aspettatevi che si possa raccontare questo album attraverso la parola. Una recensione di “In Somniphobia” dovrebbe essere di una trentina di parole e qui si è già andati ben oltre!
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10