copGorgoroth(Soulseller Records) Gorgoroth è un moniker che incute terrore. Storie estreme. Divisioni. Unioni. Atteggiamenti. Contese. Ma Infernus alla fine c’è sempre. E con lui -in questa fase- mantengono salda la posizione sia il bassista Bøddel (ex Obituary, evidentemente il death non era più sufficiente) che il drummer Tomas Asklund. A livello vocale però, al posto di Pest, dopo i litigi, ecco il debutto del tetro Atterigner (Triumfall, ex-Terrörhammer) il quale offre una performance pesante, potente, dannatamente chiara per quanto riguarda la pronuncia… anche se forse manca un po’ il marciume vocale di Pest, o la classe di Gaahl. Il nuovo album è coinvolgente, di immediato impatto, vanta una registrazione perfetta (ma non eccessiva) e dei riff decadenti e maledettamente grandiosi a prova che Infernus rimane un songwriter superlativo. Dura poco questo disco, come di consuetudine, e in trentadue minuti è contenuta una dose di male senza paragoni. Impattante e grintosa “Radix Malorum”, mai con tempi estremi, piuttosto ricca di un dinamismo incalzante. “Dionysian Rite” offre il lato “melodico” dei Gorgoroth, qui integrato con riffing tuonanti e passaggi quasi atmosferici. Stupenda “Ad Omnipotens Aeterne Diabolus”, un esempio di black metal ricco di mistero, con arpeggi subdoli, drumming pulsante e riffing intenso. Occasionali inserti di tastiera aiutano a proporre una resa sonora trionfale, e questo è molto ben percepibile sulla breve e pesante “Come Night”. Riff perversi e assoli alle porte del virtuoso su “Burn In His Light”, mentre la seguente “Rage” costruisce melodie appartenenti al lato oscuro su un drumming poderoso e letale. In questa canzone, ma anche nel resto dell’album, si nota una presenza più ampia del vocalist rispetto al passato: il cantato risalta, è molto comprensibile e trasporta la band in una dimensione più comunicativa. Coinvolgente e deliziosamente complessa “Kala Brahman“, mentre la conclusiva “Awakening” conduce verso un abisso senza fondo. Un album che non ridisegna nuovi scenari, ma che risulta capace di riconfermare questo nome grandioso della scena black, offrendo mezz’ora coinvolgente, oscura, perversa e perfettamente prodotta. Si sentono richiami al passato, ma anche tanta maturità artistica e quella sensazione che Infernus rimanga fedele a se stesso e a quanto ha creato negli anni. Nessun adattamento, nessun compromesso, nessun addolcimento. In una parola, TRVE.

(Luca Zakk) Voto: 8/10