(Nuclear Blast) I Meshuggah? Ad essere sincero non li ho mai graditi! Si, è un mio limite e ne sono consapevole e comunque non ho mai negato i loro meriti. Dopo il getto continuo di album tra il 2005 e il 2008 (mai stati veloci a farne uno dietro l’altro) ecco che dopo quattro anni si rifanno vivi con “Koloss”. L’album è, per mia sorpresa, davvero interessante e tuttavia non snatura assolutamente lo stile, il sound e la concezione dei pezzi che i Meshuggah hanno sempre realizzato nel tempo. L’impressione iniziale è che in “Koloss” sopravviva un clima di scorrevolezza. Se “I am Colossus” e “The Demon’s Name Is Surveillance” alzano gli scudi, come accoppiata iniziale (a questi due si può accostare, come esempi di furiosa velocità, anche “The Hurt That Finds You First”),”Do Not Look Down” è un fiume di musicalità (con uno spigliato assolo) grazie all’impasto tra chitarre e cantato. Non mancano le soluzioni in mid-tempo, “Break Those Bones Whose Sinews Gave It Motion”, oppure i pezzi dove sembra di ascoltare un motorre diesel che fatica a partire, “Marrow”. Le canzoni non menzionate fino ad ora sono “Swarm”, altra espressione di una particolare fluente musicalità dei Meshuggah, “Demiurge”, “Behind the Sun” e la strumentale “The Last Vigil”, un grazioso esempio di ambient-rock. I Meshuggah hanno pensato bene di sforzarsi a variare i pezzi, caratterizzandoli con il proprio inconfondibile stile. Come sempre la durata dei brani tende ad essere lunga e per un sound così ossessivo e asfissiante non è semplice (ecco un dei miei limiti di cui sopra) da digerire, ma dire che non abbiano fatto un ottimo lavoro…di questa colpa non mi macchierò mai!
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10