(Doomentia Rec.) Robies, Gil e Gàlvez ne hanno fatti quattro di album, ma chi scrive ha solo esperienza di “Grengus”, un lavoro degno della griffe Doomantia. Imbottito dello spirito dei Bolt Thrower e non solo e sapientemente diluito dal verbo dei Black Sabbath, l’album ha una tendenza oscura, ma di forte impatto per via di uno stoner che muta forma durante il percorso. Era questa l’impressione generale (QUI) sul trio. “Summoning Deliverance” propone un aumento della quota sludge, mentre lo stoner sfuma ma è comunque presente. Assalti di natura thrash o speed metal sembrano manifestarsi di forza, come nel caso di “Their Tombs”, canzone che funziona come una snaturata e irruenta revisione dei Sodom. Gli incastri sludge con il doom si ripropongono, ma in modo discontinuo nell’album e rappresentano i momenti con un certo feeling. Intanto che queste righe prendono forma, si è familiarizzato con il primo album “Weight of Coronation”, comprendendo quanto il trio basco sia maturato dal 2010 a oggi, anche se il ‘Corno del Rinoceronte’ causa qualche perplessità nel suonare i pezzi attraverso due modalità standard: irruente oppure sofferte. La band esibisce un lato doom e un altro che si alterna tra thrash e death metal. La cosa rende all’ascoltatore bipolare il songwriting dei baschi. Gli Horn Of The Rhino con “Summoning Deliverance” si confermano essenziali nelle strutture dei brani, rinforzati da quella tipica pesantezza del riffing. Il tutto in ogni caso non appare omogeneo.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10