(Avantgarde Music) Il livello di “post” raggiunto dagli statunitensi Krallice è estremo, complesso, devastante. Sono al quinto lavoro e non hanno nessuna intenzione di addolcire o semplificare il sound, magari per qualche ipotetico sogno commerciale. Questa volta pubblicano qualcosa di complesso che però più che un album è -forse- quasi un EP vista l’esigua durata la quale ferma l’orologio dopo 35 minuti circa, al posto dell’abituale ora molto abbondante. Ma questo limite, questa… sintesi, non toglie nulla all’efficacia brutale delle sei tracce (tutte della stessa identica durata, tranne prima ed ultima): linee di basso fantascientifiche che offrono una base alle chitarre in preda ad una crisi schizofrenica, un drumming superbo, creativo ma oscenamente disumano ed un vocalist feroce, letale, maledetto. Fantastica “Over Spirit”, ricca di deviazioni che prendono il prog e lo trasformano, con un processo violento, in post black. Ammesso e non concesso che “black” sia ancora una definizione valida per i Krallice, una definizione che ormai, forse, inizia a risutlare restrittiva. Grandiose idee e cambi da infarto su “Tyranny of Thought”. Crudele “Bitter Meditation”. Eccitante “Engram”. Un disco molto complesso. Una specie di rivoluzione rispetto alle produzioni precedenti che erano comunque più accessibili o decodificabili. “Ygg Huur” mette alla prova la band. E mette alla prova l’ascoltatore: una prova nella quale sarà fantastico cimentarsi. Con massimo impegno e totale abbandono.
(Luca Zakk) Voto: 8/10