(Avantgarde Music) Ho sempre pensato che il Black non è armarsi di un elmo cornuto e di un kilt e andare a tracannare birra in riva ad un fiume. No, per me il Black è qualcosa di tremendamente più importante, intimo, fondamentale tanto quanto l’aria che respiro. Ciò riflette pensieri e ideologie mie e mie soltanto. E su queste mie ideologie plasmo la mia vita e e il mio essere. Ecco che mi chiedo cosa possa aver mosso la composizione di un opera tanto personale quanto sorprendente in termini emotivi. I Selvans sono alla prima prova su lunga distanza, ma una seppur lieve idea di quanto potevano proporci l’avevamo avuta con l’EP di qualche tempo fa (recensione qui). Sei tracce dal minutaggio che va dagli 8 ai 17 minuti, per portarvi nell’entroterra delle vostre anime. Strumenti insoliti per il genere si mischiano a chitarre potenti ed evocative, il tutto narrato da una voce straziante ed epica. I Selvans parlano della foresta oscura e ancestrale che tutti noi percorriamo quando proviamo a inoltrarci nei meandri delle nostre origini, lì dove tutto è nato, compresa la civiltà stessa. E lo fanno in modo sublime… Non do il voto massimo solo per mantenere accesa la speranza che possano superarsi nella prossima opera. Sorprendenti.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10